La mia maturità

La maturità fu una prova singolare.

Avevo studiato giorno e notte per un anno intero.

Allo scritto di italiano ai avvicinò la nostra insegnante di italiano, membro interno della commissione, a chiedere che argomento avessi scelto: era quello scientifico, che preparavo da un anno, e in cui avrei fatto riferimento anche ad altre materie. Con faccia e tono stizziti disse:”mi hai proprio deluso!”.

Alla prova di matematica andò tutto liscio, venì pure a controllare come stavo, perché dovevo farla bene e lei passava a chiedere “che cosa hai fatto qui? Che ti è venuto là?” Per poi dispensare ai suoi diletti le informazioni.

Tra gli scritti e gli orali un giorno mia madre rimase a casa da sola e quando mio padre ed io tornammo a casa la trovammo che stirava in un fiume di lacrime.

A mala pena rispondeva che era tutto a posto.

Snocciolammo l’elenco dei parenti papabili per il funerale, senza esito.

Dopo un po’ fra lacrime e singhiozzi confessò che l’insegnante di italiano aveva chiamato a casa per dire che i miei scritti erano andati malissimo.

Le dissi di stare tranquilla e passammo la settimana di attesa giocando a flipper al PC.

Fui la prima all’orale di quella mattina, vietai a mio padre di entrare, ma mentre raggiungevo la commissione si intrufolò ugualmente.

L’insegnante era lì, non le rivolsi né uno sguardo né una parola né le risposi quando mi chiese se mi serviva una mano con lo zaino.

Iniziammo con il voto dello scritto di italiano che non era affatto andato male, e l’orale andò liscio, inclusa la parte sulla Divina commedia che non avevamo praticamente fatto.

Poi ci fu l’orale di fisica che iniziò con uno scambio di battute e risate con il presidente di connessione e il voto dello scritto.

Anche lì andò tutto liscio.

Presi le mie cose, salutai educatamente la commissione e mi avviai all’uscita.

Vicino alla porta vidi mio padre, al quale dissi: “finalmente è finita andiamo che mi devo iscrivere a scuola guida” (non ero nemmeno uscita).

Ed eccola lì la serpe viola con la vena sul collo che le pulsava: “sei stata molto brava”, non risposi e me ne andai.

Non ho usato termini i tecnici che oggi non lesinerei: sapeva che alle prove orali mi bloccavo, mi veniva l’ansia, mi agitavo e aveva puntato su quello, ottenendo paradossalmente l’effetto opposto.

Oggi grazie a quel momento non ho nessun problema a parlare di fronte alla gente, anche improvvisando.

Quindi grazie prof, graziella prof, e grazie mille prof.